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Gli ulivi secolari di Brancaleone “Un patrimonio naturalistico da conoscere”

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Ecco gli alberi della vita o come furono battezzati dai Francesi alla fine del XVIII Secolo “Gli alberi della libertà”, sono alberi di ulivo che vivono a Frischia, una contrada di Brancaleone protetta a Sud dall’ “Aria di Cento”, ad Ovest dalla collina di Brancaleone Superiore e da Pressocito. Cresciuti in questa piccola valle hanno provato di tutto; guerre, alluvioni, terremoti, incendi, ma hanno sempre retto con carattere, disciplina e voglia di vivere, hanno dato al paese migliaia di quintali di olive, migliaia di litri di olio, sfamando masse di contadini. A tutti questi alberi i giovani, gli adulti, di tutte le generazioni devono un grande, immenso rispetto, perchè sono la cultura e la saggezza delle nostre campagne. In essi si è sempre nascosta una disciplina interiore del bene comune e sono stati “Il sale della terra”.

Pochi lo sanno, ma l’agricoltura di Brancaleone era all’avanguardia, prosperosa e ricca. Negli Anni Sessanta Brancaleone possedeva 975 aziende agricole con coltivatore diretto e 183 con salariati e compartecipanti e 44 in altra forma. Vi erano 177 oliveti, 38 agrumeti, 81 vigneti, 20 ficod’indieti, 10 gelseti, 1.544 a seminativo semplice, 361 a seminativo alberato, 32 a seminativo irriguo, su una superficie lavorabile di 2.233 ettari su 3.591. Vi erano, allora, 361 boschi. Questi dati provengono da uno studio dell’epoca de Consorzio di bonifica. Non abbiamo parlato dei gelsomineti che, in quel tempo, erano la forza trainante dell’economia locale. Gli oliveti stavano e stanno lungo la strada che portava e porta a Pressocito. Una strada ombreggiata e tranquilla, perchè sotto la protezione degli alberi di olivo. I gelsomineti, invece, stavano nelle zone di Pantano Grande, Raso ed altre zone ed erano mescolati ad altri oliveti in minore quantità. Fino alla fine degli Anni Settanta le aziende di gelsomini erano costituite da una di larga estensione, la Cundari, Correale, di oltre cinque ettari e con una grossa distilleria, dove molte ditte esterne portavano i fiori per la trasformazione in concreta.

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All’ombra di questi olivi si inseguono i desideri e i sogni degli uomini e delle donne di ogni età. Amore e pace si toccano, si intrecciano e si elevano al cielo, fra gli indimenticabili sospiri delle nostre passioni. Quanti fra voi magari hanno amato, baciato all’ombra delle foglie e dei rami? Da essi abbiamo ereditato quella sommessa e pacata dolcezza di cui parla Corrado Alvaro in un suo libro: “…Con tutta la sua miseria una Regione come la nostra rimane vicino al cuore per le sue qualità umane, per le sue capacità di sofferenza e di sacrificio, per la forza delle sue emozioni, per la sua poesia della famiglia e la sua bellezza, che, a volte, richiama alla mente un Monumento archeologico naturale, tragico, come la vita dei suoi abitanti..”.

(testo: Giuseppe Fava)

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In località Frischìa, nelle campagne di Brancaleone, si segnala un uliveto di proprietà della Famiglia Guida che possiede alberi che probabilmente hanno 1.500 anni, probabilmente in questa zona in antica epoca greco-romana, vi era la presenza di una villa, come d’altronde in tutta la costa jonica reggina, erano sorte grazie al clima e alla particolare morfologia del territorio, molte sono ancora nascoste e sconosciute, ma in questa località vi sono resti murari che accreditano ancora l’ipotesi di un complesso abitativo di quell’epoca che colloca gli alberi di ulivo proprio in prossimità di esso.

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Un vero patrimonio naturale a pochi passi dal centro urbano, immerso in un paesaggio fatto di colline ricoperte da prati che nella stagione estiva s’indorano ai caldi raggi del sole, e d’inverno si ammantano di un verde intenso. La località comincia a suscitare interesse da parte di appassionati, curiosi e visitatori, per cui abbiamo chiesto ai proprietari il permesso di poter pubblicare queste immagini, proprio per farvi capire la bellezza di questi colossi naturali, e dare la possibilità a chiunque faccia richiesta visitare questa proprietà, dove i secoli non hanno certo mutato la bellezza di questi gioielli solitari, che attendono solo di essere ammirati.




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