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La Torre di Galati (cenni storici)

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“Heracleum Promontorium” era il nome con cui gli antichi chiamavano “Capo Spartivento”, estremo lembo di terra dell’Italia peninsulare. Fu percorso dai navigatori Greci, Cartaginesi e Romani e oggi rimane un crocevia importante nel centro del Mediterraneo.

Proprio su un promontorio, a 64mt s.l.m. dal 1867 domina il “Faro di Capo Spartivento”.

Poco distante, su un’altura dell’entroterra, lungo la valle del torrente Aranghìa, sorge un fortilizio denominato ancora oggi “Torre di Galati”. Fonti storiche riferiscono che tale edificio ricadeva all’interno delle proprietà del Governo. Nel 1626 il governo si vide costretto a mettere all’asta tutte le foreste, ma il principe di Roccella Fabrizio Carafa vantava dei diritti acquisiti sulle stesse, fu così che si arrivò a un accordo economico che prevedeva la cessione delle foreste ai Carafa. Queste proprietà nel secolo precedente appartennero alla Famiglia Marullo da Messina (Conti di Condojanni).

faro Capospertivento
Foto: Carmine Verduci

Torre Galati

Foto: Giuseppe Cristiano

Qualche anno più tardi nel 1628 Fabrizio Carafa vendette per 19.000ducati al Magnifico Giovanni Antonio Genoese,  il feudo di Galati.

Dal Catasto Onciario di Palizzi dell’anno 1745 risulta che la foresta di Galati unitamente alla Torre, era intestata al Barone Paolo Filocamo che l’aveva affidata al Dott. Michele Francesco Cafari (del casale di Staiti).

In realtà il feudo di Galati era anche la destinazione finale della transumanza del bestiame che giungeva dalle serre Catanzaresi, inoltre nella Torre e negli edifici annessi trovavano ricovero i pastori che conducevano le greggi.

Nel 1779 il pastore di Fabrizia Giovanni Monteleone, fece testamento proprio all’interno della “Torre di Galati”, il cui territorio nello stesso atto testamentario viene chiamato “Villa di Galati”.

Poco distante dalla Torre si trovano ancora i resti di una chiesetta che era di jus Patronato dei proprietari delle terre di Galati.

(Fonte storica: Arch. Carmine Laganà)

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