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Cesare Pavese – Il confino a Brancaleone

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Il 15 maggio del 1935 lo scrittore Cesare Pavese, in seguito ad altri arresti di intellettuali aderenti a “Giustizia e Libertà“, venne sospettato di frequentare il gruppo di intellettuali a contatto con Leone Ginzburg, e venne trovata, tra le sue carte, una lettera di Altiero Spinelli detenuto per motivi politici nel carcere romano.

Accusato di antifascismo, Pavese venne arrestato e incarcerato dapprima alle Nuove di Torino, poi a Regina Coeli a Roma e, in seguito al processo, venne condannato a tre anni di confino a Brancaleone Calabro, ma che in realtà si tradurranno in otto mesi a seguito della grazia ricevuta.

Ancora intatta la casa dove visse il confino Cesare Pavese, ubicata sul Corso Principale della cittadina. La piccola stanzetta museo conserva ancora il letto, la scrivania, la lampada a carburo, e molti elementi che rimandano al passato e alla solitudine dello scrittore. Nei primi anni 2000 la casa è stata acquistata dal suo attuale proprietario l’Avv. Tonino Tringali appassionato della letteratura Pavesiana e persona da anni impegnata nel mondo della cultura, dopo un meticoloso restauro conservativo nel 2015, la casa è stata riaperta al pubblico per le visite. La Pro-Loco di Brancaleone oggi consente di effettuare visite guidate di gruppo su prenotazione, in un percorso storico culturale che comprende anche  itinerari dedicati alla vita del famoso scrittore  “Il percorso Pavesiano” si snoda  in pieno centro città, in  un crescendo di emozioni che catapulteranno il visitatore nelle atmosfere anni ’30 di Brancaleone oggi una cittadina moderna e dotata di servizi e svago.

A pochi passi è possibile ancora prendere un caffè al “Bar Roma”, dove Cesare Pavese andava a leggere il giornale, la casa viene scavalcata dai binari che si stendono di fronte al mare. Dalla porta-balcone del giardino, si accede alla camera di Pavese.

Le cose sono ancora vive e conservano la sua presenza. La finestra, la scatola dei libri che gli venivano inviati dalla sorella, la lampada, la lanterna arrugginita. Tutto rivive ed è illuminato dagli aneddoti raccontati dagli abitanti di Brancaleone. Dicono che Pavese pagasse dei bambini affinché schiacciassero gli scarafaggi in casa. Riportano la testimonianza dell’ultimo che lo conobbe in paese: un signore da poco deceduto, che ricevette ripetizioni di latino dallo scrittore. Questo piccolo allievo era stupito che il suo insegnante fosse l’uomo giunto in manette in paese.

Per capire l’importanza che ha questo luogo per la cultura italiana, basti pensare che proprio su questa scrivania, Cesare Pavese iniziò a scrivere Il mestiere di vivere- diario che va dal 1935 al 1950. Il diario raccoglie le riflessioni dell’autore fino a pochi giorni prima della sua risoluzione al suicidio.

L’esperienza in Calabria si riversa in molte delle sue opere e soprattutto, nel suo primo romanzo: Il carcere. Brancaleone è la meta necessaria, il termine di mezzo utile per la mitizzazione del luogo sacro- quello natio delle Langhe.

IL DOCUMENTARIO DI GIUSEPPE TAFFAREL 1967

Il documentario ricostruisce le esperienze dello scrittore Cesare Pavese a Brancaleone, in provincia di Reggio Calabria. citando ampiamente alcuni brani delle lettere pubblicate nel libro “Il vizio assurdo”. Alla ricerca di rimandi tra passato e presente, scorrono varie immagini di Brancaleone: la stazione; vari scorci della cittadina; un uomo con lupara che attraversa in bicicletta una stradina tra i fichi d’india; l’albergo Roma in cui Pavese alloggia in un primo momento; la stanzetta che si affaccia sulla ferrovia e sullo Ionio in cui poi egli si trasferisce; treni che passano e gli rafforzano il sentimento di nostalgia.

 

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